La legge Stanca 20 anni dopo: l’accessibilità si può fare?

Riportiamo una sintesi degli interventi del panel 1 dell’evento “La Legge Stanca 20 anni dopo” moderato da Roberto Scano (presidente IWA Italy).

Gianluca Affinito (Specialista E-learning – Formez PA)

L’accessibilità nell’e-learning: si può fare? La prima risposta che viene in mente è che si DEVE fare. Ricordiamo tutti quello che è successo quando, a causa del lockdown, agli studenti è stata proposta la didattica a distanza. Diverse scuole e università si sono trovate impreparate di fronte alla sfida perché il tema dell’accessibilità non era stato affrontato correttamente e per tempo. Di conseguenza, molti studenti con disabilità sono stati esclusi dalle attività didattiche proprio in un momento in cui avrebbero avuto maggior bisogno di supporto e sostegno. Gli elementi per realizzare un corso online accessibile sono diversi. Sicuramente è fondamentale l’accessibilità delle piattaforme, sincrone e asincrone, per l’apprendimento a distanza. Inoltre, risulta di estrema rilevanza l’accessibilità delle risorse digitali che generalmente prevedono caratteristiche interattive e multimediali. L’elemento però più importante e critico sono le competenze di chi progetta e realizza i corsi online. Infatti, come ci ricorda DigCompEdu, docenti e formatori devono assicurare che le risorse e le attività di apprendimento siano accessibili a tutti, competenza ancora non sufficientemente diffusa nella scuola, nelle università e anche nel mondo della formazione per gli adulti.

Cristian Bernareggi (Università di Torino)

Realizzare applicazioni per dispositivi mobili accessibili a tutti si può fare.  Quando è stata promulgata la Legge Stanca non si parlava ancora di applicazioni per dispositivi mobili come le intendiamo oggi.

Tuttavia, tutti i principi definiti con grande lungimiranza in questa legge sono validi anche oggi per questi dispositivi. Da quando sono stati distribuiti i primi smartphone e tablet, i grandi player hanno introdotto nei sistemi operativi  numerosi strumenti per favorire l’accessibilità (ad esempio un lettore di schermo o un ingranditore).

Parallelamente hanno iniziato a mettere a disposizione degli sviluppatori tecniche e metodi per rendere accessibili le applicazioni. Perciò oggi chi sviluppa applicazioni per uno specifico sistema operativo ha tutti gli strumenti per rendere l’applicazione accessibile. Si presentano alcune criticità quando chi sviluppa utilizza un unico linguaggio per creare applicazioni adatte a tutti i dispositivi. Ad oggi, infatti, non tutte le caratteristiche di accessibilità sono disponibili in questi linguaggi. Inoltre, sempre più frequentemente l’intelligenza artificiale presente sul dispositivo introduce nelle applicazioni alcune caratteristiche di accessibilità in modo automatico, ma non sempre in modo corretto. Perciò è essenziale che chi sviluppa conosca e applichi i principi dell’accessibilità digitale.

Fabrizio Caccavello (IWA Italy – Progetto Webaccessibile.org)

Accessibile by default significa avere tutti gli strumenti di base che siano già ottimizzati per l’accessibilità: design system, framework, librerie, porzioni di codice. Utilizzando con competenza questa “cassetta degli attrezzi” è possibile fare strategie e creare prodotti e servizi accessibili. Si può fare perché tutte queste risorse esistono già.

L’accessibilità non deve essere intesa come un semplice controllo a fine progettazione, né tantomeno come una aggiunta posticcia di funzionalità supplementari.

Compito di chi si occupa professionalmente di accessibilità è anche quello di partecipare alla costruire di quel “by default”, per contribuire alla costruzione di un mondo digitale più accessibile. 

Pasquale Popolizio (IWA Italy – Progetto Web Skill Profiles)

I professionisti del Web hanno un obbligo etico, morale, sociale e legale di preoccuparsi ed adoperarsi per realizzare risorse Web che siano accessibili e fruibili a tutti. Non vi sono scuse né attenuanti.

Vi è una legge, la 4-2044, con successive variazioni e regolamenti, vi sono i profili di ruolo professionale del Web (norma UNI 11621-3 e multiparte), vi sono strumenti, come le linee guida di design per la PA, vi sono i professionisti che devono e vogliono formarsi. 

Questa è la grande opportunità, fare in modo che tutti, ma proprio tutti, possano contribuire a realizzare compiutamente il Web.

Sauro Cesaretti (Presidente e co-fondatore di Accessibility Days)

Accessibility Days con il suo contributo vuole fungere da guida e da supporto per arrivare preparati al traguardo del 2025, quando enterà in vigore la nuova normativa europea.

Dopo 20 anni dall’emanazione della Legge Stanca, l’Italia vuol essere ancora oggi di esempio anche per il resto d’Europa. Riteniamo che la formazione, la giusta informazione per un’accessibilità autentica sia l’unica via per raggiungere l’obbiettivo e noi cercheremo in tutti i modi di essere sempre un punto di riferimento per fornire gli strumenti e le strategie necessarie ad istituzioni, aziende e professionisti del settore.

Sabato De Rosa (INVAT – Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie)

La verifica soggettiva, ancorché prevista sia dai promulgatori delle linee guida WCAG, sia dalle normative vigenti che riprendono in sostanza le linee guida succitate, non solo si può fare, ma si deve fare, quale atto propedeutico per una corretta dichiarazione di conformità di un oggetto informatico, sia esso una piattaforma, sia esso un documento in senso stretto. Rendere accessibile un oggetto digitale concepito in maniera non conforme, rischia di diventare un processo faticoso con risultati incerti e precari. l’adeguamento di un portale web, un applicativo software piuttosto che un documento PDF, alle conformità previste dalla disciplina giuridica vigente, viene spesso vissuto, dai fornitori di tali oggetti informatici, come una seccatura della quale liberarsi più rapidamente possibile e nella maniera più indolore; ecco dunque una delle ragioni per le quali stiamo assistendo al proliferare di overlay che allo stato attuale non sono in grado di mantenere le promesse dichiarate spesso anche con troppa enfasi.

Daniele Tabellini (Dipartimento per la trasformazione digitale)

L’accessibilità si può fare, partendo dalle persone, dagli utenti e dai professionisti; e anche dalla qualità dei progetti che devono prevedere processi e modelli di contribuzione aperti e basati sul miglioramento continuo, considerando il web accessibile e il “design for all” oggi gli standard di riferimento.

.Italia, il design system del Paese si rivolge a responsabili di progetto, designer e sviluppatori con un approccio centrato su privacy e accessibilità fin dalle fasi iniziali (by design). È curato da Designers Italia per abilitare la realizzazione di interfacce di qualità per tutti i servizi digitali della Pubblica Amministrazione ed è usato per i modelli finanziati dal PNRR per le scuole e i Comuni, e per quelli delle ASL e dei Musei Civici prossimamente in arrivo. Questo rappresenta una piccola ma rilevante rivoluzione per gli oltre 22.000 enti pubblici e i fornitori della Pubblica Amministrazione.  

L’accessibilità si può fare, insieme. Perché l’approccio open è previsto dalle norme ed è un’opportunità per condividere conoscenza e coinvolgere l’intera comunità nella cura dei beni pubblici digitali.  

Video degli interventi del panel 1

Condividi:

Fabrizio Caccavello

Web Accessibility Expert - User Experience Designer. Mi impegno nello studio della semplificazione dei layout come valore aggiunto e imprescindibile nello sviluppo di progetti accessibili e conformi agli standard. Mi occupo di Responsive Web Design, tecnica di progettazione per il web multipiattaforma e multi device. Consulente Super Senior in Accessibilità in Agenzia per l'Italia Digitale Membro della commissione e-Accessibility di UNINFO e coordinatore del gruppo di lavoro "Traduzioni e adozioni" Membro del Consiglio direttivo di IWA-Italy