Nel tentativo di redigere una statistica attendibile sul numero dei disabili ci sono due sostanziali difficoltà. La prima deriva dal tipo di disabilità che viene presa in considerazione. E’ molto più difficile rilevare le disabilità mentali rispetto a quelle fisiche. Innanzi tutto perchè ci sono maggiori difficoltà nell’individuare gli strumenti statistici idonei a rilevare questo specifico tipo di problema. In secondo luogo per ragioni di tipo “culturale”. Ci sono ostinate resistenze e forti pregiudizi che spingono le persone direttamente interessate, o chi si occupa di loro (i familiari in primo luogo), a non entrare in contatto con i servizi pubblici che lavorano su queste problematiche.
In molti casi si sceglie volutamente di non rispondere in modo appropriato alle domande presenti in ricerche e indagini.
Una seconda difficoltà deriva poi da alcune categorie “speciali” di disabili, come i bambini o gli ospiti di strutture residenziali, per i quali è arduo – anche se per motivi differenti – stilare una sorta di censimento attendibile.
Per i bambini va introdotta una precisazione. Lo strumento di rilevazione della disabilità utilizzato dall’ISTAT nell’indagine su “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”(20) consente di rilevare informazioni su soggetti che abbiano almeno sei anni di età. La fonte istituzionale del numero di certificazioni scolastiche non risolve il problema sia perchè non sono compresi i bambini in età prescolare, sia perchè non vi è obbligo di iscrizione alla scuola materna, per cui il numero reale di bambini disabili certificati dai tre ai cinque anni è sicuramente sottostimato.
Sul numero dei disabili che sono ospitati in presìdi socio-assistenziali non ci sono invece indagini che possano essere considerate precise, nè tanto meno attendibili o vicine alla realtà.

 

I dati
La principale fonte di dati utilizzata per stimare il numero di disabili presenti in Italia è l’indagine ISTAT sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari. Da quanto risulta in questo documento, i disabili sono circa 2.615.000, pari quasi al 5% della popolazione di sei anni e più che vive in famiglia (Tabella 1)(21).

Tabella 1. – Numero di persone disabili di sei anni e più che vivono in famiglia, per sesso e classi d’età – Anno 1999-2000 (dati in migliaia)
 Anni  6-14  15-24  25-44  45-64  65-74  75-oltre  Totale
Maschi  40  27  81  153  204  389  894
Femmine  40  32  82  209  323  1.035  1.721
Maschi e Femmine  80  59  163  362  527  1.424  2.615

Nell’indagine sulla salute, come anticipavamo sopra, non sono compresi i bambini fino a cinque anni, poichè il tipo di quesiti utilizzati non è adatto per queste età (22).
Bisogna però tener conto che nella scuola elementare la percentuale di certificazioni scolastiche è stata pari all’1,86% nel 2000, mentre le certificazioni presso la scuola materna hanno riguardato lo 0,88% dei bambini iscritti. Non essendoci obbligo di frequenza della scuola materna, si può ipotizzare che lo 0,88% sia sicuramente una sottostima del reale numero di disabili. Studi specifici (23) portano a una stima di prevalenza alla nascita di disabilità pari all’1%. Ci si può ragionevolmente aspettare
che questo valore aumenti all’aumentare dell’età, poichè alla nascita molte disabilità non sono diagnosticabili. Se si ipotizza un trend lineare nell’aumento della prevalenza di disabilità da zero a sei anni, e si considera come punto di partenza la prevalenza alla nascita dell’1% e di arrivo la prevalenza a sei anni dell’1,86%, complessivamente si stima un numero di bambini disabili fra zero e cinque anni pari a circa 43.600.
Per quanto riguarda la stima dei disabili che vivono in residenze, e non in famiglia, si può parlare di 165.538 persone disabili o anziani non autosufficienti ospiti nei presidi socio-assistenziali (Tabella 2)(24).

Tabella 2. – Numero di disabili e anziani non autosufficienti ospiti nei presidi residenziali socio-assistenziali – Anno 1999
  Disabili Anziani non autosufficienti Totale
Anni Meno di 18 18-64 Totale    
Maschi 1.316 11.163 12.479 32.082 44.561
Femmine 900 11.270 12.170 108.807 120.977
Maschi e Femmine 2.217 22.433 24.650 140.889 165.539

Considerando quindi i disabili in famiglia e i disabili nei presìdi si giunge ad una stima complessiva di poco più di 2 milioni 800 mila disabili. E’ bene chiarire che si tratta di stime, che presumibilmente distorcono verso il basso il reale numero di disabili in Italia. Poichè infatti i disabili in famiglia vengono rilevati tramite indagine campionaria col metodo dell’intervista (direttamente al disabile o a un suo familiare), non si può escludere che vi sia una sottostima, dipendente dal tipo di disabilità, dovuta alla mancata dichiarazione della presenza di persone disabili in famiglia.
Passiamo ora ad un’analisi più dettagliata dei risultati dell’indagine sulle condizioni di salute con riferimento ai disabili di sei anni e più che vivono in famiglia.
La presenza di disabilità è correlata all’età: tra le persone di 65 anni o più la quota di popolazione con disabilità è del 19,3%, e raggiunge il 47,7% (38,7% per gli uomini e 52% per le donne) tra le persone di 80 anni e più.
I tassi di disabilità evidenziano una differenza di genere a svantaggio di quello femminile: le donne rappresentano, infatti, il 66% delle persone disabili e gli uomini solo il 34%, e, in rapporto al totale della popolazione, le donne hanno un tasso di disabilità del 6,2% mentre gli uomini del 3,4%. Anche la differenza di genere è correlata alle età più anziane: più del 79% delle donne disabili, infatti, ha 65 anni o più, mentre tra gli uomini tale percentuale scende al 66%. Questo fenomeno è determinato in buona parte dall’evoluzione demografica, che ha causato un forte invecchiamento della popolazione, caratterizzato da una crescita della speranza di vita alla nascita per tutta la popolazione, ma in misura maggiore per le donne Nell’analisi della distribuzione territoriale emerge un differenziale tra l’Italia settentrionale e quella meridionale ed insulare. In particolare si osserva un tasso di disabilità del 6% nell’Italia insulare e del 5,2% nell’Italia meridionale, mentre questo tasso scende al 4,4% nell’Italia nord-orientale e al 4,3% nell’Italia nord-occidentale.
Nell’Italia centrale si ha un tasso di disabilità del 4,8%. La stessa distribuzione geografica si osserva per gli uomini e per le donne.

 

Tipologie di disabilità
Dall’indagine sulle condizioni di salute è possibile identificare quattro tipologie di disabilità:

confinamento individuale (costrizione a letto, su una sedia a rotelle o in casa);
disabilità nelle funzioni (difficoltà nel vestirsi, nel lavarsi, nel fare il bagno, nel mangiare);
disabilità nel movimento (difficoltà nel camminare, nel salire le scale, nel chinarsi, nel coricarsi, nel sedersi);
disabilità sensoriali (difficoltà nel sentire, vedere o parlare).

Considerando i diversi livelli di disabilità, quello più grave è rappresentato dal confinamento, che implica la costrizione permanente in un letto o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressochè nulli, nonchè il confinamento in casa per impedimento fisico o psichico.
Risulta confinato il 2,1% della popolazione di sei anni e più, e tra le persone di ottanta anni e più la quota raggiunge circa il 25% (19% maschi e 28% femmine).
In merito alle altre tipologie di disabilità, si rileva che il 2,2% delle persone di sei anni e più presenta disabilità nel movimento, con quote significative dopo i 75 anni: nella fascia d’età 75-79 anni la quota arriva al 9,9% e nelle persone di 80 anni e più il tasso
raggiunge il 22,5% (con uno scarto di circa sette punti percentuali tra maschi e femmine, a svantaggio di queste ultime: 17,6% per i maschi, contro 24,8% per le femmine).
Circa il 3% della popolazione di sei anni e più presenta invece difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, cioè ha difficoltà ad espletare le principali attività di cura della propria persona (quali vestirsi o spogliarsi, lavarsi, tagliare e mangiare il cibo, ecc.).
Tra i 75 ed i 79 anni, sono circa il 12% le persone che presentano tale tipo di limitazione e che quindi necessitano dell’aiuto di qualcuno per far fronte a queste elementari esigenze; tra gli ultraottantenni, circa una persona su tre ha difficoltà a svolgere autonomamente le fondamentali attività quotidiane.
Le difficoltà nella sfera della comunicazione, quali l’incapacità di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa l’1% della popolazione di sei anni e più.
Al fine di conoscere il numero dei ciechi e dei sordi, è possibile analizzare anche i dati relativi alle invalidità permanenti rilevate sempre con l’indagine sulle condizioni di salute, dalla quale risultano circa 352 mila ciechi totali o parziali, 877 mila persone con problemi dell’udito più o meno gravi e 92 mila sordi prelinguali (sordomuti).
Ben il 33% dei disabili è portatore di almeno due disabilità contemporaneamente fra disabilità nelle funzioni, disabilità nel movimento e disabilità sensoriali. Di questi il 33% è rappresentato dal sesso maschile e il restante 67% da quello femminile. Questa differenza è ancora spiegata in gran parte dalla diversa distribuzione della popolazione maschile e femminile per età: più dell’80% delle persone con più tipolo gie di disabilità ha un’età superiore ai 75 anni.
Una seconda situazione da segnalare per la sua gravità riguarda le persone confinate in casa che non sono in grado di utilizzare il telefono, di gestire i propri soldi o di assumere in modo autonomo le proprie medicine. Sono circa 180 mila gli individui in questa condizione, il 70% dei quali sono donne e il 77% ultrasessantacinquenni.

Tabella 3a. – Disabili MASCHI di sei anni e più secondo il tipo di disabilità e la classe di età – Anno 1999, quozienti per 1.000 persone (25)
  6-14 15-44 45-64 65-74 75-79 80-oltre Totale N. disabili
(migliaia*)
Disabili 14,9 8,7 21,7 78,9 143,8 386,6 34,1 894
Confinamento individuale 2,7 3,2 7,4 24,1 60,6 191,0 13,1 344
Difficoltà nelle funzioni 11,7 4,5 9,7 38,9 87,4 270,7 19,7 516
Difficoltà nel movimento 1,3 2,5 9,8 39,4 65,5 176,1 14,6 383
difficoltà vista, udito, parola 2,4 2,7 6,6 18,5 34,6 117,8 9,4 245
 N. disabili (migliaia) 40 108 153 204 129 260 894  
Tabella 3b. – Disabili FEMMINE di sei anni e più secondo il tipo di disabilità e la classe di età – Anno 1999, quozienti per 1.000 persone (25)
  6-14 15-44 45-64 65-74 75-79 80-oltre Totale N. disabili
(migliaia*)
Disabili 16,3 9,4 28,6 101,6 229,9 520,2 61,9 1.721
Confinamento individuale 4,3 4,9 11,8 40,7 101,0 278,0 29,1 809
Difficoltà nelle funzioni 9,8 4,0 10,3 50,0 138,1 391,9 37,3 1.039
Difficoltà nel movimento 2,2 2,5 14,1 54,2 120,6 248,6 29,5 821
difficoltà vista, udito, parola 2,3 2,5 4,9 14,5 35,9 134,3 12,8 355
 N. disabili (migliaia) 40 114 209 32,3 313 722 1.721  
Tabella 3c. – Disabili MASCHI E FEMMINE di sei anni e più secondo il tipo di disabilità e la classe di età – Anno 1999, quozienti per 1.000 persone (25)
  6-14 15-44 45-64 65-74 75-79 80-oltre Totale N. disabili
(migliaia*)
Disabili 15,6 9,1 25,3 91,4 195,7 476,7 48,5 2.615
Confinamento individuale 4,5 4,1 9,6 33,3 84,9 249,7 21,4 1.153
Difficoltà nelle funzioni 10,8 4,3 10,0 45,0 118,0 352,4 28,8 1.555
Difficoltà nel movimento 1,7 2,6 12,0 47,5 98,8 225,0 22,3 1.204
difficoltà vista, udito, parola 2,4 2,7 5,7 16,3 35,4 128,9 11,1 600
 N. disabili (migliaia) 80 222 362 527 442 982 2.615  

* La somma dei disabili secondo il tipo di disabilità può essere superiore al numero complessivo di disabili, perché una stessa persona può essere portatrice di più disabilità contemporaneamente

 

L’istruzione
Nel corso del tempo il livello di istruzione dei disabili si è notevolmente elevato: confrontando le persone di età compresa tra i 15 e i 44 anni con quelle di età compresa tra i 45 e i 64 anni, si nota un notevole aumento, nella prima categoria, di coloro che hanno un titolo di studio elevato.
Infatti il 38% dei disabili di età compresa tra i 15 e i 44 anni possiede un diploma o una laurea, rispetto al 14% dei disabili di età compresa tra i 45 e i 64 anni.
L’incremento dei livelli d’istruzione si è verificato anche fra i non disabili, ma fra i disabili il recupero è stato molto più rapido e ha riguardato in misura maggiore le donne, che hanno così compensato lo svantaggio che avevano in passato rispetto agli uomini.
Tuttavia, permane una percentuale considerevole di persone disabili, anche giovani, senza alcun titolo di studio: è in questa condizione circa il 15% dei disabili di età compresa tra i 15 e i 44 anni, mentre fra i non disabili tale percentuale è praticamente nulla.

 

Il lavoro
Nonostante le innovazioni legislative in tema di inserimento lavorativo (L.68/99) e le numerose iniziative attivate anche grazie a progetti e finanziamenti europei, a tutt’oggi in Italia si rilevano livelli di occupazione dei disabili ancora piuttosto bassi.
Il tasso di occupazione fra i disabili è pari, infatti, al 21%, meno della metà di quello rilevato fra i non disabili. Occorre tuttavia considerare che circa il 27% dei disabili in età lavorativa è del tutto inabile al lavoro. Le donne disabili sono notevolmente svantaggiate rispetto agli uomini: le prime hanno un tasso di occupazione dell’11% e i secondi del 29%; tale svantaggio esiste anche fra i non disabili, sebbene l’entità delle differenze fra maschi e femmine non sia così elevata.

 

La famiglia
Il 28% dei disabili vive solo, rispetto all’8% dei non disabili; anche in questo caso è prevalente il numero delle persone anziane, nella maggior parte dei casi si tratta di vedove. L’età media dei disabili soli è di 76 anni per gli uomini e 80 per le donne.
Il 26% dei disabili fino a 44 anni è coniugato, contro il 47% dei non disabili. Le differenze rispetto ai non disabili sono più rilevanti per gli uomini (solo il 15% è coniugato) che non per le donne (il 38% è coniugato).
La condizione di disabilità fra i giovani comporta una loro permanenza nel nucleo d’origine; si riscontra così che il 34% dei disabili di età compresa tra i 25 e i 44 anni vive con i genitori (rispetto al 19% dei non disabili), e che il 17% dei disabili della stessa età vive con un solo genitore (rispetto al 6% dei non disabili). Questo implica verosimilmente una situazione di maggiore necessità economica e, talvolta, di maggiore disagio: in effetti il 42% dei disabili ritiene scarse o insufficienti le proprie risorse economiche, rispetto al 27% dei non disabili.
La famiglia rimane il perno fondamentale di riferimento per le persone disabili: il 90% dichiara un buon livello di soddisfazione rispetto alle relazioni familiari, percentuale simile a quella dei non disabili (per questi ultimi la percentuale di soddisfazione per le
relazioni familiari si attesta sul 94%). più bassa è invece la soddisfazione nei confronti delle relazioni con gli amici: è soddisfatto il 68% dei disabili a fronte dell’86% dei non disabili.

 

Vita sociale
La partecipazione sociale delle persone disabili costituisce la sfida più grande e più difficile da affrontare, perchè in essa si vengono a sommare problematiche derivanti non solo dalla condizione di disabilità del soggetto, ma soprattutto e principalmente dal contesto ambientale e culturale.
Le informazioni contenute nell’area in esame riguardano le attività sociali e di partecipazione ad associazioni, partiti politici e attività religiose; il ricorso ai servizi di pubblica utilità; la fruizione dei mezzi di informazione; le attività del tempo libero;
l’attività sportiva e i livelli di soddisfazione delle relazioni con amici e familiari.

 

L’informazione
Circa il 18% dei disabili con un’età inferiore ai 44 anni legge i quotidiani quasi tutti i giorni, a fronte del 20% dei non disabili della stessa fascia di età. Circa il 67% dei disabili di età compresa tra i 18 e i 44 anni ascolta la radio, ed il 92% segue programmi televisivi quasi tutti i giorni, a fronte rispettivamente del 79% e del 97% dei non disabili. Il 38% dei disabili si informa della politica italiana a fronte del 53% tra i non disabili.

 

Il tempo libero
Il 22% dei disabili di età inferiore ai 44 anni si è recato al cinema, al teatro o a vedere spettacoli vari negli ultimi 12 mesi, a fronte del 31% dei non disabili. Il 20% dei disabili legge libri. Rispetto al tempo libero le opinioni dei disabili e dei non disabili si
assestano su livelli simili: il 60% dei disabili dichiara di essere soddisfatto a fronte del 65% dei non disabili.

 

L’attività sportiva
Il 26% dei disabili pratica un’attività sportiva ed il 60% di questi ha un’età compresa tra i sei e i 44 anni. Il motivo prevalente della pratica sportiva rimane fino ai 64 anni lo svago, soltanto dopo subentra lo scopo terapeutico dell’attività. Il numero dei disabili iscritti alla Federazione Sport Disabili è aumentato nel periodo 1989-1997 con lo stesso passo delle società sportive, in media di circa 5,3 punti percentuali(26). La qualità dei servizi offerti dalle società sportive è migliorata: in poco meno di un decennio, infatti, si è passati da una media di sei operatori per società sportiva nel 1989 ad una media di quattordici operatori nel 1997.

 

Accesso alle tecnologie dell’informazione
L’uso del PC ha visto negli ultimi anni una rapida diffusione e l’accesso ad Internet è divenuto una pratica per milioni di italiani ma non per i disabili. Non è semplice dire con precisione quanti siano i disabili che accedono alle tecnologie dell’informazione come PC o Internet, non esistendo statistiche ufficiali, ma la percezione è che questo numero sia molto basso. In Italia sarebbero solo qualche migliaio(27).
L’ISTAT non fornisce dati ufficiali relativamente alla penetrazione delle tecnologie dell’informazione, è significativo però il dato relativamente alla televisione. Solo il 7% dei disabili dichiara di non utilizzare il televisore contro il 2,5% della popolazione non disabile. Il dato dunque segnala una forte domanda di strumenti informazione che supera le oggettive barriere all’accesso a tali strumenti.
Come primo passo per analizzare il problema a livello nazionale sarebbe auspicabile una ricerca che spieghi e quantifichi il fenomeno.

Annotazioni

20 L’indagine si basa sulle cosiddette “attività della Vita Quotidiana”, ovvero su un insieme di quesiti relativi alla capacità della persona di espletare azioni quali lavarsi, vestirsi, mangiare da solo, ecc. Tale elenco di quesiti segue le direttive fornite dal Consiglio d’Europa e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

21 ISTAT, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000.

22 L’elenco di quesiti per la rilevazione della disabilità comprende le difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana, che riguardano l’ assenza di autonomia nello svolgimento delle essenziali attività quotidiane o di cura della persona, quali mettersi a letto o sedersi da soli, vestirsi da soli, lavarsi o farsi il bagno o la doccia da soli, mangiare da soli anche tagliando il cibo. E’ evidente che i bambini piccoli non sono autonomi in queste attività, ma non per questo sono disabili.

23 P. Facchin, A. Furlanetto, B. Buratto et al. (a cura di), Rapporto conclusivo sul progetto di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, Prevenzione dei fattori della salute materno-infantile: valutazione della prevalenza di invalidità infantile di origine sia congenita che acquisita, Padova, 1999.

24 ISTAT-CISIS, Rilevazione sui presidi residenziali socio-assistenziali, 1999.

25 ISTAT, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000.

26 CONI, 1989/1997.

27 Vedi Ridolfi, Pierluigi (a cura di). I disabili nella Società dell’Informazione, Milano, FrancoAngeli, 2002, in collaborazione con l’AIPA.