Un anno fa, il 2 dicembre 2016, ossia un giorno prima della giornata internazionale dedicata alla disabilità, è stata pubblicata la Direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, entrata in vigore il 22 dicembre 2016.

Gli Stati Membri dovranno recepire i dettami entro il 23 settembre 2018 (l’Italia ha già avviato l’iter di recepimento), e dovranno applicare le misure nel seguente modo:

  • Siti web pubblicati dal 23 settembre 2018: applicazione della Direttiva a decorrere dal 23 Settembre 2019
  • Siti web esistenti prima del 23 settembre 2018: applicazione della Direttiva dal 23 Settembre 2020 (quindi i “vecchi” siti avranno un anno in più rispetto ai nuovi per aggiornarsi)
  • Mobile app: dal 23 Giugno 2021.

Tra le novità vi sarà obbligo di pubblicare la dichiarazione di accessibilità da parte di ogni sito Web di ogni amministrazione e sarà compito dei governi degli stati membri fare un monitoraggio per relazionare su base triennale alla Commissione UE. Ora non si scherza più.

La direttiva chiede agli stati membri di garantire un livello minimo di accessibilità per informazioni e servizi, migliorando l’attuale livello (molto basso, purtroppo) di accessibilità dei siti delle PA. In un’epoca in cui il Web è diventato il canale preferenziale per dare informazioni e servizi, il cittadino ha diritto di poter fruire di soluzioni informatiche accessibili, in quanto portano beneficio a tutti.

Si perché proprio questo è il punto. Non bisogna progettare per le persone con disabilità, ma bisogna progettare pensando a tutti, applicando delle regole (esistenti oramai dal 2008) che sono basilari, semplici e che quindi non possono giustificarne la non applicazione. Si tratta di regole di buon senso sull’uso dei colori, delle immagini, dei caratteri, delle modalità di creazione di impaginazioni, moduli, interazione con l’utente. Tutte cose che un professionista Web, per definirsi tale, deve conoscere, altrimenti non è un buon professionista. Sono finiti i tempi in cui basta essere bravi a “disegnare” per produrre soluzioni Web. Ora più di ieri si richiede che chi produce soluzioni Web (siti, app, ecc.) utilizzi strumenti che garantiscano l’accessibilità, ovvero sappiano realmente sviluppare e implementare. Trovo a volte imbarazzante discutere con “pseudo esperti” in tema di moduli, scoprendo che non sanno a cosa servono le etichette (label). Sono specifiche presenti nei fondamentali di HTML dalla versione 4.0 (1998)… e scoprire che sviluppatori non le conoscono mi fa pensare come spesso ci si imbatta ad “esperti” di visual design i cui prodotti sono poi come il ponte di Calatrava a Venezia: bello (soggettivamente) da vedere, ma inutilizzabile.

Se poi passiamo all’interno della PA, pensiamo al classico problema dei documenti PDF prodotti tramite scansione, il che dimostra profonda ignoranza della gestione documentale di chi li produce e non dobbiamo relegarlo ad un problema di disabilità. Chiunque di noi necessita di fruire di un documento (sia un modulo, sia un contenuto pubblicato in trasparenza amministrativa, all’albo, ecc.) e deve poter quindi ingrandire il testo senza sgranature, deve poter avere file leggeri, con testi ricercabili, con sommari, ecc.  Non si tratta quindi solo di un problema di accessibilità per le persone non vedenti o ipovedenti, ma un problema per tutti.

Nella giornata internazionale per la disabilità, cerchiamo di portare questo messaggio: non si deve parlare di inclusione ma di non esclusione. Bisogna progettare con l’accessibilità in mente, perché solo in questo modo ci si può definire sviluppatori professionisti. Anche nel Web. Bisogna fornire competenze digitali di base ai dipendenti della PA per comprendere il beneficio del digitale, per aiutarli ad aiutarci.