Negli ultimi anni, il Web è stato il luogo di tanti fenomeni, commerciali, speculativi, ma forse soprattutto sociali e culturali, che hanno confermato come questo particolarissimo media sia quello che più di altri permette la rapida inversione di ruoli tra chi ne fruisce e chi contribuisce alla sua evoluzione, magari creandone in prima persona i contenuti.
Rispetto alla monodirezionalità dei media tradizionali, il Web permette a tutti di pubblicare pagine o commentare articoli, di intervenire in prima persona in forum e discussioni di qualsiasi genere, per cui di fatto su internet è molto facile che autore ed utente siano la stessa persona.
Ciò nonostante, si assiste ad un trend preoccupante, che non ha trovato freno nell’attivo coinvolgimento degli utenti in qualità di co-autori, ma che tende addirittura ad offuscare quanto di “umano” vi sia su internet.
Se si prova a cercare su Wikipedia la definizione di internet e di Web, si trovano le seguenti frasi:
Internet (pr. Ìn-ter-net, composto del latino inter, “fra” e dell’inglese net, “rete”) è percepita come la più grande rete telematica mondiale, e collega alcune centinaia di milioni di elaboratori per suo mezzo interconnessi. In realtà è nata nelle intenzioni dei suoi inventori come “la” rete delle reti. Nell’arco di alcuni decenni è oggi divenuta la rete globale.
Il World Wide Web (Web) è una rete di risorse di informazioni, basata sull’infrastruttura di Internet. Il World Wide Web si basa su tre meccanismi per rendere queste risorse prontamente disponibili al più vasto insieme possibile di utenti:
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Uno schema di denominazione uniforme per localizzare le risorse sul Web (ad es., gli URL).
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Protocolli, per accedere alle risorse denominate sul Web (ad es., HTTP).
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Ipertesto, per una facile navigazione tra le risorse (ad es., HTML).
Internet ed il Web sono definiti come reti telematiche di elaboratori e di risorse, in grado di collegare milioni di elaboratori, e nello specificare i meccanismi di accesso alle risorse si parla di protocolli che ne garantiscono il funzionamento, di ipertesto e di schemi per mapparne le risorse. Gli utenti compaiono un’unica volta, come “oggetto delle attenzioni” del Web e come destinatari delle sue risorse… a me pare un po’ poco, e da questa descrizione – molto arida in verità – se ne potrebbe trarre la conclusione che internet ed il Web siano semplicemente un’insieme di fili che permettono a tantissimi computer di condividere risorse per mezzo di una gran mole di specifiche tecniche.
Conoscete il “Chair/Keyboard Interface Error” (Problem Exists Between Keyboard And Chair – Il problema è situato tra la tastiera e la sedia - PEBKAC)? E’ molto conosciuto come una sorta di inno alla stupidità di alcuni utenti, ma perché non provare a capovolgerne il significato? Se è vero che quanto vi è di umano fra la sedia e la tastiera è la principale fonte di problemi nell’usare un computer, è altrettanto vero che quel “problema” è anche il creatore di quel computer, di quella rete che magari non sempre funziona, ed è anche l’artefice ed al tempo stesso il fruitore del Web e di tutti i contenuti del Web, che le fredde definizioni classificano come “risorse” da condividere.
Vi è un grande equivoco di fondo, che tende a mischiare le carte e a presentare come soluzione quel che invece è semplicemente un ausilio; l’equivoco è di quelli assai difficili da sradicare, ed è talmente profondo che è riuscito a minare – fino ad ora – l’evoluzione del Web rispetto alle sue vere ed autentiche potenzialità. L’equivoco consiste nell’inversione dei ruoli, o quanto meno con la commistione fra quello che per il Web è un fine e gli strumenti che possono agevolarne il raggiungimento. Internet ed il Web possono – potenzialmente – garantire la nascita di un “archivio” di tutto lo scibile umano, portatore di valori di conoscenza e di condivisione (in lettura e scrittura) assolutamente “democratici” ed universali, ed è in questo che si dovrebbe identificare lo scopo, il fine ultimo al quale tutte le entità coinvolte dovrebbero puntare, senza per questo rinunciare ad un’enorme prospettiva di business; invece ci si concentra sulle macchine ed il loro funzionamento, sui protocolli, i software di authoring, i browser, i linguaggi… non che non si debba lavorare in maniera massiccia sull’aspetto infrastrutturale (hardware e software), senza il quale nessun obiettivo sarebbe possibile, mail grosso errore è far coincidere e confondere fine e mezzi, e quest’inganno è ben presente a livello economico, culturale, divulgativo e formativo, basti pensare a quanti corsi di formazione esistono sugli strumenti e quanta poca informazione vi sia sulle legittime esigenze degli utenti del Web.
Allora, senza voler per questo trattare di massimi sistemi, mi pare opportuno richiamare alla memoria quel che diceva Protagora: “L’uomo è la misura di tutte le cose”. E senza volersi addentrare in discussioni sull’antropocentrismo del filosofo di Abdera, o anche soltanto sul significato che egli conferiva alla parola “uomo”, credo sia molto importante affermare con forza il primato dell’uomo sulla tecnologia e sulle macchine, almeno per quanto riguarda internet ed il Web.
Il Web non è fatto dai software di authoring, o dai server di rete, e nello stesso modo i fruitori del Web non sono le interfacce o i browser. Il Web è fatto da uomini per gli uomini! L’uomo è la misura fondamentale del Web, dalla creazione dei suoi contenuti fino alla loro fruizione! Tutto il resto è un mero strumento, e come tale va trattato.