Che significa al giorno d’oggi essere “webmaster”? Può significare tante cose, ma questo termine, che una volta consentiva di esprimere il concetto “io sono in grado di creare siti Web”, oggi finisce con l’assumere un significato molto, troppo generico.

Il concetto stesso di sito Web va evolvendosi di pari passo con l’evolversi della tecnologia a disposizione degli utenti e degli sviluppatori, ma anche di pari passo con le mutate esigenze delle aziende per le quali il Web rappresenta uno strumento indispensabile; gli obiettivi strategici di un sito Web aziendale possono essere molteplici, così come sono molteplici le tecnologie per implementare le funzionalità desiderate e le tipologie di utenti che se ne potranno giovare…

Cosa vuol dire allora Webmaster? Cosa significa “io so fare i siti Web”? Cosa bisogna sapere e saper fare per potersi definire Webmaster? Ha ancora senso definire la propria professionalità con questo termine, ed  utilizzarlo per proporsi sul mercato? Forse no, forse questa parola che una volta poteva significare quasi tutto, oggi non significa quasi nulla.

La verità è che – nel Web come in tanti settori – l’essere “generalisti” ed il pretendere di saper far tutto porta il più delle volte ad approcci generici col risultato di saper fare “bene” pochissime cose; la verità è che il webmaster “tuttofare” oggi non esiste praticamente più – se non a livelli amatoriali o poco più – e che un professionista del Web dovrebbe potersi specializzare in un’area specifica del suo settore, approfondendo conoscenze ed acquisendo abilità specifiche di quell’area, senza per questo disconoscere completamente il resto.

Lo sviluppo di un’applicazione Web non banale da parte di un’unica figura professionale è cosa d’altri tempi, quando il Web non era così complesso e composito come lo è oggi, quando approcci “semi-seri” permettevano in ogni caso di intercettare una certa domanda proveniente da un certo tipo di mercato. Oggi si parla di team, di squadra, ed il singolo professionista è chiamato ad interfacciarsi con altri colleghi e a confrontarsi con loro, condividendo le proprie conoscenze in favore del raggiungimento di scopi aziendali condivisi dall’intero gruppo di lavoro.

Di fatto il Web ha dimostrato la sua dirompente forza anche nel mondo delle attività e dei mestieri e qui ha “imposto” l’acquisizione di nuove conoscenze, di nuove abilità, in poche parole la nascita di nuove professioni.

Il rischio è che ciascuno non trovi di meglio che muoversi “a braccio”, inventandosi un mestiere nei modi più strani, seguendo vie diverse e strettamente legate ai propri gusti, alle proprie abitudini, ai propri “vizi”, giungendo quindi a livelli di conoscenza assolutamente aleatori e non schematizzabili… un ritorno al “fai da te” che ha caratterizzato l’inizio del Web, le sue fasi pionieristiche. Non è certo questo che si auspica, ma un approccio molto più sistematico in grado di garantire competenze minime omogenee e confrontabili.

A nuove professioni non possono che associarsi nuovi percorsi formativi, in grado di guidare i professionisti verso la corretta acquisizione di quanto richiesto per poter operare con tranquillità e consapevolezza, tenendo anche conto del fatto che il Web è un fenomeno planetario che deve essere affrontato con un minimo di organicità e di strutturazione. Per questa ragione il Web non può prescindere da una serie di punti fermi, i cosiddetti standard del Web, ed è per questo che esso ha bisogno di contributi “globali” come quello del W3C, che non a caso si occupa anche di formazione e divulgazione (Gruppo di lavoro Education and Outreach del progetto WAI http://www.w3.org/WAI/EO/Overview.html).

Credo che mai come oggi nel Web – ed in tutto il suo indotto – manchi la cultura della formazione che dovrebbe essere vista non come un plus su cui spendere quanto avanza dal bilancio ordinario, ma un must su cui investire in maniera consapevole, certi di seminare nel migliore dei modi e di raccogliere, nel medio periodo, la nascita di una nuova “razza” di professionisti del Web che condividono valori e conoscenze tecniche di base sulle quali fondare eventuali e successive specializzazioni.

Per esempio, nessun “addetto ai lavori” dovrebbe ignorare l’esistenza degli standard del Web, la loro valenza e le metodologie per la loro corretta applicazione; ciascuno poi sceglierà se e come applicarli. Ed ancora, argomenti forti ed universali come l’accessibilità del Web non possono basarsi su spinte divulgative e su percorsi formativi di carattere esclusivamente locale, senza nulla togliere alle iniziative dei singoli che però senza una visione globale rischiano di andare disperse e di non generare alcun valore.

In quest’ottica di continua rigenerazione, ben sapendo che ogni professionista – in tutti i campi – non può esimersi dal mantenersi aggiornato, pena la sua virtuale esclusione dai processi della produzione, IWA/HWG da sempre propone questa vision ai suoi 160.000 associati, e la esplicita su quattro fronti operativi:

  1. Formazione dei formatori: l’importanza del docente nell’economia di un seminario o di un corso di formazione è primaria, fondamentale. IWA vuol quindi garantire ai suoi associati di avere a che fare (nell’ambito delle sue attività) con docenti di prim’ordine in grado di avvalersi delle più moderne metodologie didattiche, ed è in procinto di avviare una serie di incontri e convegni con i futuri docenti, allo scopo di formare al meglio coloro che saranno chiamati ad erogare i percorsi formativi IWA.
  2. Seminari in-formativi di un giorno, in tutt’Italia, sugli argomenti maggiormente richiesti dalla comunità del Web http://educational.iwa-italy.org/
  3. Pubblicazione delle WAS (Web Accessibility Specialist) https://webaccessibile.org/was, percorsi formativi (sviluppati ma non erogati da IWA) legati a qualifiche professionali per il Web accessibile, che sono diventati lo standard in tutti i paesi in cui è presente IWA.
  4. Percorsi formativi europei (sviluppati ed erogati da IWA per i propri associati) per la nascita dei nuovi professionisti del Web . Un primo esempio è dato dall’I.E.A.S., Iwa European Accessibility Syllabus